Caccia al rom piromane


I rumorosi raid di motorini durante l’assemblea del Comitato Abitare Cupa Perillo, le grida “vi incendieremo tutti” nelle prime ore della notte, costituiscono pericolosi atti di intimidazione nei confronti delle famiglie Rom da parte di chi è intenzionato a cacciarli dal campo, a fare piazza pulita prima dello sgombero intimato dalla Procura della Repubblica di Napoli. 

Si tratta chiaramente di una strategia violenta, da perseguire anche penalmente, messa in atto per creare paura, indurre terrore, “atti terroristici” che lasciano supporre la logica "il fine giustifica i mezzi". A nostro avviso finiscono per portare argomenti al carattere doloso del violento incendio che ha devastato domenica scorsa una parte del campo, distruggendo alberi, baracche e automezzi privati e pubblici. Una autentica “desolazione” nel senso biblico del termine, come abbiamo denunciato nel corso di una Messa a poche centinaia di metri dal campo Rom. Vedere per credere.

Sembra quasi che, esaurita la strategia giudiziaria con le denunce ai Rom da parte di alcuni consiglieri di Municipalità, gruppi e movimenti di cittadini storicamente ostili, si sia dato corso da altri gruppi alle manovre intimidatorie di carattere camorristico, che di fatto concorrono allo stesso scopo. Una strategia violenta che non aiuta una buona immagine del quartiere Scampia che in questi anni abbiamo cercato di diffondere, ignorando il fuoco che covava sotto la cenere. Dobbiamo prenderne coscienza per avvalorare una pacifica convivenza e la civiltà del diritto (o meglio dei diritti) anche per le popolazioni Rom, volutamente ignorate per piccoli interessi elettoralistici.

Ambigua anche la strategia dei media, che con faciloneria o strumentalmente hanno definito “fake news” ogni interpretazione che non attribuisse a qualche improvvido Rom del campo la responsabilità dell’incendio. Incendio che, se fosse sfuggito, si è propagato proprio a danno degli stessi Rom, che sono sollecitamente fuggiti con i loro figli. Riteniamo che non solo qualche foto, ma una verifica diretta sul campo del percorso delle fiamme aiuti a farsi un'idea dell’origine e degli effetti devastanti delle fiamme. 

Non vorremmo che per pregiudizi inveterati e facilonerie che non fanno onore all'informazione (come il cortocircuito "i Rom incendiano le immondizie, quindi hanno incendiato immondizie che hanno provocato l'incendio") si desse anche sulle pagine dei giornali la “caccia” al Rom piromane da additare alla pubblica opinione. Come ha osservato Ezio Mauro, e prima di lui Bauman sociologo della “società liquida”, per un capovolgimento delle responsabilità si finisce spesso per attribuire allo stesso povero la causa della sua povertà, e allo stesso Rom per i suoi trascorsi la responsabilità dell’incendio.

Vorremmo che le indagini in corso non imboccassero una sola e scontata pista, ma come si dice nei gialli si svolgano a 360 gradi, lasciando alla ricerca culturale più ampie analisi che riguardano temi di attualità come la convivenza di popolazioni, etnie e culture, per non regredire nella barbarie e nella eliminazione violenta del diverso da parte di pochi “imprenditori della paura”, presenti anche a Scampia, i quali non meriterebbero voce in capitolo.

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