Un corteo a Scampia per "restare umani"


Gli accadimenti positivi non sempre richiamano l’attenzione come quelli urlati. Fanno più rumore le strumentalizzanti proteste della gente senza proposte di soluzione, con titoli poi strillati dai giornali. Sabato 7 ottobre, per chi c’era, dall'ingresso della metropolitana di Scampia è partito un colorato, gioioso e pacifico corteo la cui parola d’ordine era “Restare umani”, convocato dalla rete di associazioni del territorio e cittadine, tra cui Chi Rom e...chi no, Comitati civici, Comitato Abitare Cupa Perillo, con la partecipazione di Associazioni del territorio e del centro, di Centri sociali, di un numeroso gruppo di Scout, del Gruppo Dignità e bellezza di Miano, di gesuiti, religiosi e suore. 




E soprattutto di tante famiglie Rom con i loro figli, provenienti sia dall'Auditorium della Municipalità dove temporaneamente alloggiati, sia dal campo di Cupa Perillo, tutti uniti in una marcia pacifica per il riconoscimento degli eguali diritti umani dei residenti sul territorio. Il servizio serale del Tg3 sulla manifestazione riportava questo titolo significativo: “SCAMPIA PRO ROM. PER RESTARE UMANI” come riconoscimento dell’azione di Associazioni e Comitati del territorio, non omologando la popolazione del territorio a disegni, azioni ostili, intimidazioni di alcuni nei confronti delle comunità Rom residenti da 25/30 anni nel quartiere. 




L’attenzione al corteo nel suo tragitto dalla stazione della metropolitana a Piazza Giovanni Paolo II era richiamata dalla Banda Baleno in testa con il rullare dei tamburi ed il caratteristico passo di danza, quasi a voler dare un calcio ai sentimenti di violenza ed odio razziale che stanno attraversando la società italiana nel suo complesso, e ai miserevoli disegni di esclusione di alcuni rappresentanti del territorio. Nella fusione della partecipazione al corteo con uomini e donne Rom con i loro piccoli si avvertiva una conoscenza, vicinanza e familiarità che configuravano l’inclusione sociale attesa di queste popolazioni e sostenuta da Associazioni e Comitati di Scampia. Secondo l’espressione di una di queste madri in corteo, si considerano figli di questo territorio, cittadini di questo paese non sempre ospitale, perché vestono come noi, parlano la nostra lingua, i loro figli frequentano le nostre scuole, fanno la spesa nei nostri mercati, ecc. “Questi piccoli, afferma Renzo Piano, li ho visti nelle scuole, con i loro occhioni studiano una Costituzione che però non li accoglie”. 




Questa pacifica manifestazione antirazzista è frutto di mesi di sensibilizzazione, aggregazione, mobilitazione degli abitanti del campo di Cupa Perillo con esponenti del territorio, dopo il sequestro giudiziale di alcune aree del campo, ed il vigliacco e doloso incendio, che ha dato luogo alla formazione del “Comitato abitare Cupa Perillo” tra Rom e non rom per una gestione partecipata della transizione abitativa delle famiglie sgombrate. Questa mobilitazione di cittadini Rom e napoletani per affrontare i problemi dell’emergenza abitativa dei Rom (e secondo Amnesty Internazional non potrebbero accadere sgomberi forzati di Rom in Europa) disegna un metodo civile, democratico e partecipato di fronte a intimidatori disegni di esclusione e razzismo. Bisogna "ri-partire dalle periferie", come titolava il nostro libro, da una Scampia che accoglie ed include come fatto di civiltà.

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