Salvini, scherza con i fanti e lascia stare i santi


Scorrendo in mattinata le reazioni sui social all’irrituale gesto - per non dire sceneggiata - di Matteo Salvini che nel comizio di sabato scorso a Milano, fingendo di essere nominato premier, giura sul vangelo, sventolato alla folla insieme ad un rosario, coglie nel segno il laconico ma puntuale commento di Mons. Delpini Arcivescovo di Milano: ”Nei comizi si parli di politica”. O, secondo il proverbio popolare: “Scherza con i fanti e lascia stare i santi”. 

Al di là di tanti commenti indignati specialmente di personalità del cosiddetto mondo cattolico dal punto di vista religioso, il significato “politico” di questo gesto mi è stato espresso questa mattina prendendo il caffè dal mio confratello Marcò Colò: “Viviamo in una società dell’immagine. Con il vangelo e la corona in mano Matteo Salvini voleva rassicurare e acquisire il consenso dei cattolici non solo lombardi al momento del voto il 4 marzo”. Abbiamo notato non solo in questa campagna elettorale, pur nel pluralismo delle scelte partitiche da parte dei cattolici, una certa assenza di apporti nella pubblica discussione da parte del mondo dei cristiani in Italia, cioè di un pensiero (alto) ispirato a valori cristiani sui problemi e le sfide del nostro tempo, eccetto sui temi delle disuguaglianze sociali e dell’accoglienza dei migranti. A parte i contributi di sedi accademiche e culturali, come riviste e giornali. 

Si può pensare da una parte che la tematizzazione dei problemi sociali e politici sia stata assorbita dalle varie modalità e dal diversificato valore dell’insegnamento e dei pronunciamenti di papa Francesco sui problemi dell’umanità di oggi (comunicazione), che rimbalza nella comunicazione pubblica, dall’altra si manifesta un certo rifugio all’interno da parte di comunità cristiane territoriali e movimenti per effetto anche di una riduzione della vocazione originaria nel mondo e nella chiesa dei cristiani, pur nella sollecitazione ad una “Chiesa in uscita”, E conseguentemente di una carente formazione delle coscienze dei cristiani all’impegno nella società. E forse anche dell’affermarsi non solo nel nostro paese di una religiosità espressiva ed emozionale in comunità e movimenti che sostiene e gratifica.

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